"...combining the abstractions of Sonic Youth with the out-there explorations of the best free jazz" – The Times
“a powerful and expressive music that totally blows away what most bands do these days" - John Zorn
In più di quindici anni di vita e attraverso altrettanti album gli Zu hanno costruito un profilo
artistico e umano di rara coerenza, affrontando e domando numerosi generi, collaborando con
veri mostri sacri della musica contemporanea e pubblicando dischi per la crème delle label di
avanguardia come Ipecac, Atavistic e Headz. A sei anni dall’ultimo lavoro sulla lunga distanza, quel
“Carboniferous” che fece riconoscere anche ai meno avvezzi alle realtà undergound la rilevanza
mondiale dei risultati raggiunti dal combo romano, gli Zu tornano con un nuovo disco, ancora una
volta pubblicato per Ipecac - label di Mike Patton - e con una formazione modificata che vede
l’ingresso in pianta stabile di Gabe Serbian (dietro ai tamburi anche per i californiani The Locust).
Il nuovo album arriva dunque dopo un lungo periodo di silenzio, seguito all’apparente
disintegrazione di quella che era un'unica mente dotata di tre corpi, con l’addio dello storico
batterista Jacopo Battaglia, i lunghi viaggi e poi il trasferimento in Perù di Massimo Pupillo, mentre
Luca T Mai è stato soprattutto assorbito dalla sua attività con Mombu. Il silenzio è stato rotto nel
2014 con due lavori a organico ampliato, in cui gli Zu hanno ancora una volta dimostrato la vitalità
che li contraddistingue: l’Ep “Goodnight Civilization” in collaborazione con Mark Barney Greenway
dei Napalm Death, uscito ad aprile, mentre a novembre è stata la volta di “The Left Hand Path”
con Eugene S. Robinson degli Oxbow. “Cortar Todo” delinea una continuità con questi due lavori
usciti nel 2014, completando una sorta di trilogia sulla guerra: è infatti un concept album su un
conflitto invisibile, ma non per questo meno presente nelle nostre vite, e indica chiaramente la
volontà di tagliare con il passato, il rifiuto della realtà imposta da un principio acritico di autorità,
la necessità di un rinnovamento totale, anche passando per la distruzione del mondo per come lo
conosciamo. I dieci pezzi del disco, ancora una volta geniale amalgama di metal, math, no-wave,
noise ed elettronica, sono quanto di più diretto, istintivo e brutale gli Zu abbiano mai concepito e
in questo senso l’ingresso del batterista dei Locust ha aggiunto la spinta propulsiva che serviva per
tale cambio di suono. Il tema del disco è dichiarato con il brano iniziale, la spettrale e fulminante
marcia intitolata “The Unseen War”, mentre le successive tracce sgranano tutti i passaggi
fondamentali per giungere alla rigenerazione: dalla necessaria distruzione dell’Impero, alla morte
rituale del nemico che è anche dentro di noi. Fino alla chiusura di “Pantokrator” in cui il canto di
Gilberto Mauha - uno sciamano e curando indigeno Shipibo con cui Massimo e Luca hanno
lavorato a lungo in Amazzonia - porta a compimento il tragitto: dopo la deflagrazione, dopo il
taglio, dopo il cratere, l’unica ripartenza possibile per l’umanità passa dalla conoscenza ancestrale.
Registrato a Bologna nell’estate del 2014 da Lorenzo Stecconi, “Cortar Todo” vede la
partecipazione di un altro membro dei Locust, il tastierista Joey Karam, e del chitarrista dei
Massimo Volume Stefano Pilia, oltre al già citato contributo, registrato in Amazzonia, della voce
dello sciamano Shipibo Gilberto Mauha Ochavano.
H 21.30
Ingresso Gratuito